AGI - “I ragazzi devono riprendere a scrivere a mano o avranno gravi carenze cognitive”. Dopo linguisti, neurologi, psicologi e psichiatri, stavolta a lanciare l’allarme sono i professionisti della scrittura, i grafologi. A parlare per loro è il presidente dell’Associazione grafologica italiana (Agi), Guglielmo Incerti Caselli. Il messaggio è a tinte fosche: “Una società che non sa più scrivere – avverte – sarà formata da cittadini con deficit cognitivi, ridotta capacità critica, riflessiva, scarsa coordinazione motoria e un ridotto ventaglio di emozioni: la tastiera del computer è asettica, con l’inchiostro invece si esprimono i propri stati d’animo. La scrittura è come la nostra impronta digitale; sull’argomento la letteratura scientifica è copiosa”. In Italia, l’Agi è l’organizzazione è una delle più rappresentative del settore. Stando ai numeri, riunisce circa seicento soci su un totale di meno di duemila grafologi sparsi sullo Stivale e appartenenti a diverse sigle, “alcune con trenta soci”, chiosa Incerti Caselli.